L’abito della RSC

Introduzione

Se l’abito è un elemento importante per ciascun individuo in quanto mezzo attraverso il quale ognuno di noi si sente parte di una determinata comunità (Honoré de Balzac affermava che l’abito è l’espressione della società), lo diventa ancora di più nella vita religiosa perché chiarisce in modo inequivocabile il ruolo del religioso/religiosa in un contesto sociale ben definito. Potremmo dire, tout court, che l’abito è il mezzo con il quale ci si identifica all’interno di un habitat sociale e culturale che esiste e si evolve in relazione all’esistenza e all’evoluzione della stessa comunità. L’abito è il medium con cui si crea, tra l’individuo e la società, una distanza sociale necessaria se si vuole maturare quella “spiritualità del corpo1 dove “il dominio dell’istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente un’ ascesi” (Papa Paolo VI). Tutto questo significa che indossare un abito non è semplicemente un gesto esteriore tra l’individuo e l’ambiente circostante ma il milieu in cui il religioso/religiosa difende quel processo di crescita spirituale, che, sostenuto dalla preghiera, viene reso visibile agli altri. L’abito permette di comunicare a tutti chi siamo e il rapporto che abbiamo con il mondo. È ovvio che i codici di comunicazione sociale hanno un impatto immediato sulla società: “Io” come individuo mi apro agli altri ma al tempo stesso trasmetto loro il contesto spirituale in cui desidero collocarmi. Prima di entrare nella descrizione dell’abito indossato dalle Suore Riparatrici del Sacro Cuore è bene ribadire che tale descrizione, con i relativi simboli, deve essere ricercata innanzitutto nel diritto proprio dell’Istituto: Costituzioni e Direttori, che costituiscono un elemento di identità e di appartenenza. Madre Isabella attraverso le Costituzioni descrive in modo chiaro come deve essere l’abito della suora RSC. Ecco un frammento dalle Costituzioni:

L’abito delle Suore si compone di una tonaca di merinos nero con maniche larghe; di un cordone di lana rosso scuro, da cui dipende la corona della SS. Vergine; di uno scapolare della medesima stoffa della tonaca, di un colletto bianco scendente sul petto 0,13 in forma rettangolare; di una cuffia bianca, terminata a soggolo2 con frontino nero, e coperta di ampio velo nero di granatino in lana; di un crocifisso in nichel che pende dal collo sul petto; di un anello d’argento a semplice cerchietto, su cui è inciso il nome di Gesù; finalmente di calze e calzari neri.

Alcuni particolari dell’abito

Madre Isabella diede, anche, indicazioni precise di come dovevano vestire le novizie del primo anno. Qui di seguito viene riportato quanto indicato nelle Costituzioni:

Le Novizie, nel primo anno di Noviziato, vestono una tonaca nera con pellegrina 3 della stessa stoffa, e portano per casa una cuffia nera in capo, a cui in Chiesa e quando per qualche circostanza escono di casa, sovrappongono un velo battuto, come ordinariamente si porta per la Santa Comunione.

Le aspiranti, come si vede nella foto seguente, invece si limitavano a indossare un abito nero con un colletto bianco.

Nelle Costituzioni si legge:

La forma dell’abito delle Suore Riparatrici non può venire modificata od alterata senza permesso espresso della Santa Sede. Per meglio provvedere aIl’ uniformità dell’abito, la Casa Generalizia fornirà essa stessa alle altre Case dell’Istituto i panni necessari per la confezione delle tonache ed altre parti dell’abito.


Oggi, dopo il Concilio Vaticano II l’abito delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore è cambiato pur conservando delle caratteristiche che lo legano al passato. Il colletto bianco è rimasto ma non più rigido e le sue dimensioni si sono ridotte. Il colletto non rimane all’esterno ma entra nell’abito. Il cordone rosso e il Rosario non sono più parte integrante dell’abito ufficiale delle Riparatrici del Sacro Cuore. Il Crocifisso, posto sopra l’abito, è più piccolo rispetto al passato.



  1. Per approfondimenti sulla Spiritualità del corpo si riporta il seguente link: https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/audiences/1981/documents/hf_jp-ii_aud_19810408.html
  2. Il soggólo è, nell’abbigliamento femminile medievale e rinascimentale europeo, una benda, o fascia a largo nastro che passando sotto il mento avvolge il viso e il collo congiungendosi alla sommità del capo.
  3. Con il termine “pellegrina” si intende una corta mantellina che arriva sino ai gomiti, il colore, nel caso delle Riparatrici del Sacro Cuore rimaneva il nero.