Introduzione

Ricordare le Madri Generali che si sono succedute è un bellissimo gesto di amore, sia nei confronti della Congregazione, che loro stesse hanno rappresentato nel tempo, sia come “fiori sbocciati” da quella semina voluta da Dio attraverso Madre Isabella. Non dobbiamo dimenticare che le vocazioni, tanto desiderate dalla Fondatrice, sono un atto di infinità bontà che scaturisce dal Cuore di Gesù crocifisso. Isabella invoca [dal greco ἐπίκλησις (epìklēsis)] il nome del Signore attraverso i vari significati che questa parola rappresenta (lodare, ringraziare, protestare, gridare, chiedere aiuto, pregare). Lei stessa aveva compreso pienamente che la vocazione era un dono prezioso uscito dalle mani di Dio. Una richiesta, un invito incessante di Colui che ama l’uomo incondizionatamente. Isabella credendo nell’amore di Dio ha abbracciato la croce, libera in quanto testimone della “Verità1

“Chi mi vuol seguire rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Matteo 16, 24-28; Marco 8:27-35; Giovanni 12:25).

È Dio l’artefice, colui che ha “riversato il suo stesso amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo” (Rm 5,5). L’amore di Dio rimane per sempre, è fedele a se stesso, alla “parola data per mille generazioni” (Sal 105,8)

Il percorso intrapreso da queste suore, divenute poi Madri Generali, è la piena testimonianza dell’aver accolto la chiamata di Dio. Tutte loro, con la propria storia personale, hanno vissuto l’esperienza di Emmaus e riconosciuto nel viandante, Gesù. Il loro fiat è la risposta alla chiamata maturata nel tempo e trasformata dall’amore di Dio.

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro... (Lc 24, 15).

È importante ribadire che ognuna di loro ha risposto in modo diverso alla volontà del Padre. Dio non agisce secondo uno schema predefinito ma entra nella storia di ciascuno di noi in un modo unico, irripetibile. Pensiamo a cosa disse il Signore ad Abramo:

Va’ via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va’ nel paese che io ti mostrerò;

Oppure a Paolo di Tarso:

Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” (At 9,1-4)

Ogni creatura, in particolare ogni persona umana, è frutto di un pensiero e di un atto di amore di Dio, amore immenso, fedele, eterno (cfr Ger 31,3). È bello e auspicabile nel parlare delle nostre Madri Generali riuscire a evidenziare in ognuna la propria esperienza di Dio, una relazione personale con il Signore basata sul significato che diamo al concetto di libertà. Dio ci ha resi liberi, anche di sbagliare ma allo stesso modo ci ha offerto il perdono di Padre, di un Padre che ama indipendentemente dalla volontà umana. In Sant’Agostino l’esperienza dell’incontro con Dio è un’esperienza unica che riempie la vita:

“Dove dunque ti trovai, per conoscerti? Certo non eri già nella mia memoria prima che ti conoscessi. Dove dunque ti trovai, per conoscerti, se non in te, sopra di me? […].

Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”.

L’esperienza delle nostre care Madri Generali è la storia di Dio che va a cercare l’uomo  “Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro” e non smette di cercarlo. È accettazione del “dono” [lat. dōnum= offrire, dare] seppur nelle difficoltà che la vita ha offerto loro. La vocazione [dal latino vocatio= chiamata] è un dono della Carità di Dio (Deus caritas est)2:

Noi abbiamo riconosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1 Gv 4,16)

Atto di affidamento a Maria Santissima

Madre Isabella, come si legge nei suoi scritti, affida a Maria Santissima la Congregazione da lei sognata, desiderata, pregata. In Maria, questa umile suora trova sostegno, pieno abbandono. Isabella sa che la Madonna è lì a proteggerla in quanto Madre dell’umanità. L’atto di affidamento tanto desiderato, assume un significato profondo che svela nel lettore quanto grande è il dono della fede in Madre Isabella. Maria è la Madre di Gesù, colei che è stata salutata dall’angelo dell’annunciazione, che parla per ordine di Dio, quale “piena di grazia” (cfr. Lc 1,28). È l’umile donna che ha risposto con libera fede e obbedienza 3:

Ecco l’ancella del Signore: si faccia in me secondo la tua parola (Lc 1,38)

Maria è colei che per prima ci ha insegnato a fidarci di Dio, a non aver paura di abbandonarci nelle sue mani. È Lei che per prima ha accolto la volontà del Padre, accettando nella crocifissione l’ultima disposizione di Gesù4 come atto estremo di un amore estremo.

Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» 5

Isabella comprende pienamente il ruolo di Maria Santissima, quale Madre della Chiesa e affidandoci a Maria dobbiamo anche affidarci alla Chiesa, vivere la Chiesa, essere la Chiesa con Maria6. L’atto di affidamento di Madre Isabella è un atto ripreso anche dai diversi pontefici:  Pio XII7, Paolo VI8, Giovanni Paolo II 9. Anche loro hanno fatto un grande atto di affidamento alla Madonna.

Leggiamo ora quanto riportato dalla nostra Fondatrice:

Madre mia SS.ma, dal primo giorno, che nel mio pensiero nacque l’idea della Congregazione delle Riparatrici a te mi affidai. Te guardai come Padrona, me come inutile serva. Tu la Superiora, io la tua suddita pronta ad ubbidire. Ora, Madre mia cara, perché non venga meno con la mia morte questo tuo diritto, e tutte sappiamo che Tu sei stata e sarai sempre la vera e perpetua Superiora Generale di tutte le Riparatrici, distendo questo foglio, che rimarrà nell’archivio, e tutte della Congregazione presteranno ubbidienza a quella che farà le tue veci in terra. A Te restano affidate le mie figlie, e nei loro bisogni parla a Gesù, come parlasti nelle nozze di Canaan. Grazie, Mamma, dell’aiuto che mi hai dato negli affanni, nelle pene e negli uragani che son passati su di me. Ora conduci tutte le mie figlie, massime la Superiora, a trattare tutti gli affari presso il Figlio tuo in Sacramento. Quante volte mi guidasti a portare le lettere a Gesù! e, come se ciò non bastasse, io gliele apriva e gli voltava il foglio, e poi?… e poi restava tranquilla, sicura che Gesù avrebbe preso i miei interessi che erano quelli della Congregazione.

Ora, Mamma, quanto hai ispirato a me, ispira a tutte coloro che mi suppliranno; esse non debbono arrogarsi sentimenti di superiorità, ma lasciarne a Te il diritto. Ti raccomando le tue e mie figlie: si conservale pure per piacere all’Agnello Immacolato; fa che nei loro cuori regni la Carità, lo spirito d’immolazione ed il fervore per l’osservanza della Santa Regola10.

È su questo atto di affidamento che tutti noi siamo invitati a soffermarci e riflettere. Ogni singola parola scritta da Madre Isabella è un inno alla preghiera, alla ricerca di Dio. Maria diventa la strada attraverso la quale possiamo arrivare a Gesù per sua intercessione. Non dobbiamo avere paura di mettere nelle mani della Madonna le nostre fragilità, sofferenze, ansie. Lei è lì ad aspettarci, pronta a venirci incontro. Ma sta a noi, alla nostra libertà di accogliere la volontà del Padre.

Le Madri Generali succedute a Madre Isabella (sono riportate in ordine cronologico)

  1. Madre Maria Francesca Santorelli (1912 – 1918). Approfondisci
  2. Madre Elena Fiordalise (1918 – 1946). Approfondisci
  3. Madre Orlanda Spensieri (1946 – 1952). Approfondisci
  4. Madre Annita Santomarco (1952 – 1964)
  5. Madre Leonia di Caprio (1964 – 1982). Approfondisci
  6. Madre Gilberta Emma (1982 – 2006). Approfondisci
  7. Madre Adele Manduzio (2006 – 2018). Approfondisci
  8. Madre Tina Salierno (2018)


  1. “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv. 8,32)
  2. Lettera enciclica di Papa Benedetto XVI Roma, San Pietro, 25 dicembre 2005, solennità del Natale del Signore, primo anno di Pontificato.
  3. Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza (Maria nell’annunciazione – Lumen gentium)
  4. Risposta data da Benedetto XVI nel corso della trasmissione “A sua immagine. Domande su Gesù” del 22/4/2011.
  5. Giovanni 19, 26-27
  6. Benedetto XVI – “A sua immagine. Domande su Gesù” del 22/4/2011
  7. Preghiera per la consacrazione della Chiesa e del genere umano  al Cuore Immacolato di Maria, 31-10-1942
  8.  Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato della Madre di Dio, Sabato, 4 aprile 1970
  9. Preghiera di affidamento e di consacrazione alla Vergine di Fatima, 13 maggio 1982
  10. Maria Santissima superiora generale delle Riparatrici del sacro Cuore, 8 maggio 1908. Madre Isabella